Pagine

Monday, 17 February 2014

La creazione di un glossario personalizzato

Oggi creiamo un piccolo glossario ovvero una raccolta delle parole che impariamo (potete acquistare quelle rubrichette telefoniche che si prendono per pochi euro).

È possibile utilizzare diversi metodi di annotazione (anche se il più comune resta quello di scrivere la parola e il relativo significato o, per essere più precisi, il suo 'traducente'), come per esempio quello di scrivere parole che generalmente vanno insieme e che in inglese si chiamano collocations.

Tra i numerosi esempi di collocations troviamo diverse combinazioni di parole:

  • preposizione + sostantivo:  'to meet by chance' (incontrarsi per caso) o 'to go on foot' (andare a piedi), 'the letter was delivered by hand' (la lettera fu consegnata a mano).
  • aggettivo + preposizione: 'I'm sorry about the mess' (mi dispiace per il disordine) o 'I wasn't very keen on going out yesterday' (non ero molto interessato ad uscire ieri)
  • aggettivo + sostantivo: 'the heavy traffic made me late for my appointement' (il traffico intenso mi ha fatto fare tardi al mio appuntamento)
Un altro metodo può essere quello di imparare, e quindi annotare, 'word family' cioè parole relative a quel determinato argomento. Per esempio, posso segnare travel (viaggio) e con esso anche ticket (biglietto), passport (passaporto), suitcase (valigia) e così via.

Un modo simpatico per chi ama disegnare potrebbe essere quello di rappresentare un'immagine, come il corpo umano ad esempio, e poi indicare tramite frecce le varie parti del corpo.

Fondamentalmente ognuno sceglierà il metodo che preferisce, l'importante non è solo scrivere le parole, ma rivederle di continuo una volta annotate. 

Di seguito vedrete alcuni esempi di come annotare le parole sul vostro glossario... 

Word-tree graphic organizer (in urdu)

Word fork & bubble diagram 

Sunday, 16 February 2014

Let's Get Started

Insegnare è sempre stato uno dei miei sogni nel cassetto... probabilmente il più importante. Ci sono arrivata per gradi, attraverso tante esperienze e – credetemi – tutte formative, perché dal mio punto di vista si impara tanto, da qualsiasi cosa si decida (per scelta o per obbligo) di fare. Dal 2009 insegno lingua urdu (corsi basici intensivi) presso la SLEE di Perugia e, più o meno dallo stesso anno, collaboro con la fattoria didattica ‘Agrileisuretime’ in qualità di consulente per la lingua inglese durante i campus estivi. Nel 2011 ho iniziato a tenere corsi di inglese - sia di base che avanzati - nell’ambito dei progetti formativi rivolti agli adulti. La mia curiosità però mi ha portato a cimentarmi anche in altre attività, come la traduzione, l’interpretariato e la resocontazione.
Questo blog nasce dall’idea di condividere la mia personale esperienza di insegnamento, dai bambini incontrati ai campus estivi ai ‘ragazzi’ dell’Università della III età di Spoleto passando per gli adulti conosciuti durante i corsi di inglese organizzati in questi ultimi anni.
Molto spesso mi sento dire, dai miei studenti, che è estremamente difficile – se non impossibile – imparare una lingua in età adulta, ma permettetemi di dissentire: sono fermamente convinta che se c’è la volontà di imparare, se l’ambiente in cui si impara la lingua è sereno, se si evitano quelle tensioni dovute alla competizione, allora l’apprendimento diventa di conseguenza più semplice, più efficace e perché no, più veloce.
E non dimentichiamoci che, come scrisse S. Pit Corder nel proprio articolo ‘The significance of learner’s errors’[1] “commettere errori è un modo per l’apprendente di mettere alla prova le sue ipotesi sulla natura della lingua che sta imparando” e in ogni caso, è comunque positivo cimentarsi in qualche nuova avventura, mettersi in gioco, andare oltre i limiti.
Quando inizio un corso di inglese, il mio primo obiettivo è quello di ‘fare gruppo’, proprio per mettere a proprio agio i corsisti, per non farli sentire inadeguati o impreparati.  È essenziale poi considerare che non esiste un solo modo di insegnare quella determinata regola o nozione: certo c’è chi impara subito (e ciò non vuol dire che chi non lo fa sia inferiore!), ma è proprio lì che l’insegnante deve fare il proprio dovere e cioè trovare la ‘chiave di volta’ per far capire quel determinato concetto.
Vi chiedo, infine - con enorme umiltà - di segnalarmi eventuali imprecisioni o omissioni, di intervenire e commentare secondo le regole del comune vivere civile e di inviare consigli e suggerimenti per un continuo miglioramento del blog.
Buona lettura!




[1] La significatività degli errori dell’apprendente

Look here too:

About Me

My photo
Chi non conosce le lingue straniere non sa niente della propria. Johann Wolfgang Goethe, Massime e riflessioni, 1833